I Siti del Varesotto

SITI UNESCO
1 Isolino Virginia
5 Palafitta di Bodio Centrale
11 Palafitta del Sabbione
SITI ASSOCIATI
3. Palafitta Ponti
4. Palafitta Desor Maresco
6 Palafitta Gaggio Keller
SITI ARCHEOLOGICI
2 Palude Brabbia - 7 Palafitta Ranchet - 8 Palafitta Stoppani 9 Torbiera di Biandronno - 10 Palafitta dell’Occhio 12 Palafitta di Pozzolo - 13 Palafitta delle Pioppette
In Italia ne sono presenti 19, di cui 10 in Lombardia e più precisamente 3 in provincia di Varese: l’isolino Virginia, la palafitta di Bodio Centrale o delle Monete e la palafitta del Sabbione di Cadrezzate. Accanto ai siti iscritti l’UNESCO ha riconosciuto una serie di “siti associati”, complessi archeologici di notevole rilevanza culturale che al momento dell’iscrizione nel 2011 non soddisfacevano i requisiti previsti. Sul lago di Varese troviamo il sito Gaggio Keller, la palafitta Desor o Maresco e la palafitta Ponti o Cazzago di Cazzago Brabbia.
LE PALAFITTE NEL TEMPO

LE PALAFITTE DEL LAGO DI VARESE
Dopo l’ultima glaciazione, il territorio varesino subì una graduale
evoluzione fino all’instaurarsi di un periodo climatico ottimale che
permise, nel corso del VI millennio a.C., lo stanziamento delle prime
piccole comunità lungo le sponde del lago di Varese. Durante il
Neolitico Medio e Recente e l’Età del rame, la popolazione aumentò
occupando anche le aree di Bodio, Bardello, Biandronno, Gavirate e
Cazzago Brabbia. Tra il Bronzo Antico e il Bronzo Medio (1800-1500
a.C. circa) abbiamo il periodo di massimo sviluppo caratterizzato
da una prima forma di organizzazione dei villaggi. Gli abitati,
denominati palafitte dai primi studiosi, erano posizionati lungo le
sponde del lago con le capanne di legno e paglia poste su assiti
lignei posati direttamente sulla terraferma o sollevati da numerosi
pali e collegate tra di loro da passerelle.
L’economia di questi villaggi era articolata in varie attività come
l’allevamento, l’agricoltura, la caccia e la pesca. Caprini, ovini e
bovini allevati costituivano la principale fonte alimentare insieme a
vari tipi di frumento e orzo, i quali venivano conservati in grandi
vasi d’argilla. La caccia a uccelli, cervi e cinghiali, insieme alla
pesca, completavano il quadro economico.
A margine delle attività economiche legate al sostentamento
esistevano numerose lavorazioni come la tessitura che produceva,
con telai verticali e fusaiole, vesti di lana e di lino. La scheggiatura
della selce estratta in zona era fondamentale per la produzione di
punte di frecce, falcetti, raschiatoi, grattatoi da immanicare su
legni, ossa o corna, per la realizzazione di strumenti utili
all’agricoltura, alla caccia, alla pesca e alle altre attività produttive
del villaggio.
L’avvento del rame e poi successivamente del bronzo permise la
fabbricazione di pugnali, punte di lancia, spilloni, bracciali, lesine e
ami da pesca. La produzione di asce in bronzo era fondamentale
per la costruzione e la manutenzione delle palificate e delle
capanne dei villaggi. Ancora oggi si trovano i segni dei colpi di ascia
sui pali conservati sul fondo del lago.
Tra i vari villaggi esisteva una fitta rete commerciale ed un continuo
scambio di merci e tecnologie. Il commercio era attivo lungo le vie
lacustri e fluviali con tutta l’area subalpina.
Tra il XIV e il XIII secolo a.C. si osserva un graduale e per ora poco
documentato abbandono delle aree palafitticole; verso la fine del
Bronzo Recente i villaggi furono abbandonati e dimenticati.