Boe delimitatrici sito archeologico subacqueo di Bodio Centrale (Foto di Sabrina Luglietti)

Le Palafitte

Un partimonio sommerso dell’umanità

La scoperta delle palafitte

Tra il 1853 e il 1854, durante un inverno particolarmente freddo, si abbassarono i livelli dei laghi svizzeri ed emersero dai fondali le estremità di pali in legno e reperti di cultura materiale risalenti a un periodo precedente alla conquista romana dell’antica Elvezia, allora ancora sconosciuto. Ferdinand Keller comprese che si trattava di antichi abitati palafitticoli.

I primi rinvenimenti in Italia avvennero nei laghi piemontesi, varesini e nel Garda. Solo in seguito si comprese che questi abitati, oggi sommersi, erano originariamente costruiti all’asciutto lungo le sponde dei laghi.

Nel XX secolo, con le sviluppo dell’archeologia subacquea e delle nuove tecnologie, e grazie a studiosi come Renato Perini, che condusse scavi a Fiavé e al Lavagnone, le ricerche sui siti palafitticoli conobbero un nuovo impulso, aprendo la strada a studi più approfonditi.

Cosa sono le palafitte?

Le palafitte sono insediamenti abitativi costruiti su pali di legno - principalmente quercia, ontano e abete - collocati lungo le sponde di laghi, fiumi o zone paludose. Le capanne, realizzate con legno e paglia, potevano essere poggiate direttamente sulla terraferma oppure sollevate su numerosi pali, collegate tra loro da passerelle. Questo tipo di costruzione permetteva di adattarsi all’ambiente umido e di sfruttare al meglio le risorse naturali disponibili.

Schizzo di una capanna delle palafitte

I siti palafitticoli dell’Arco Alpino

Dei 937 insediamenti palafitticoli censiti, solo 111 sono inclusi nel sito seriale transnazionale UNESCO, distribuiti tra Svizzera (56), Austria (5), Francia (11), Germania (18), Italia (19) e Slovenia (2). In Italia, questi 19 siti si trovano nelle regioni Lombardia (10), Veneto (4), Piemonte (2), Friuli Venezia Giulia (1) e Trentino-Alto Adige (2). Collocati sulle rive di fiumi, laghi e paludi, essi rappresentano una testimonianza dell’ingegno umano: l’uomo vi ha saputo vivere in armonia con l’ambiente, sfruttandone le risorse e sviluppando strutture tecnologiche e architettoniche efficaci.

Linea del tempo delle palafitte

La vita nelle palafitte

Le palafitte sono insediamenti abitativi costruiti su pali di legno - principalmente quercia, ontano e abete - collocati lungo le sponde di laghi, fiumi o zone paludose. Le capanne, realizzate con legno e paglia, potevano essere poggiate direttamente sulla terraferma oppure sollevate su numerosi pali, collegate tra loro da passerelle. Questo tipo di costruzione permetteva di adattarsi all’ambiente umido e di sfruttare al meglio le risorse naturali disponibili.

Nei villaggi palafitticoli l’economia era diversificata: l’allevamento di caprini, ovini e bovini forniva la principale fonte di sostentamento, affiancato dalla coltivazione di frumento e orzo, conservati in grandi vasi d’argilla. La caccia e la pesca completavano il quadro alimentare. Parallelamente, le comunità sviluppavano attività artigianali come la tessitura di lana e lino, la lavorazione della selce per punte di frecce, falcetti e raschiatoi, e la produzione di strumenti agricoli, venatori e da pesca.

L’avvento dei metalli, prima il rame e poi il bronzo, permise la realizzazione di armi, utensili, gioielli e strumenti per la costruzione, come le asce in bronzo utilizzate per costruire e mantenere le palificate e le capanne. I segni dei colpi di ascia sui pali conservati nei fondali lacustri testimoniano ancora oggi queste attività.

Ambiente palafitticolo

Lo studio delle Palafitte

  • Analisi dendrocronologiche

    La dendrocronologia è un metodo scientifico utilizzato per datare reperti lignei. Questo approccio si basa sull’analisi degli anelli di accrescimento degli alberi, la cui misurazione produce un grafico noto come curva dendrocronologica. Confrontando la curva del campione con curve di riferimento standard, è possibile determinare con precisione il periodo in cui gli alberi furono abbattuti per la costruzione delle palafitte.

  • Analisi xilotomiche

    Lo studio xilotomico permette di identificare le essenze di legno impiegate, offrendo preziose informazioni sull’ambiente circostante l’abitato e sulle tecniche costruttive utilizzate. La preferenza per una determinata essenza rispetto ad un’altra mostra come l’uomo selezionasse il legno in base all’uso previsto.

  • Analisi paleobotaniche

    La paleobotanica si occupa dello studio dei resti vegetali antichi, come semi, pollini, frutti e foglie, rinvenuti in contesti archeologici. I siti palafitticoli rappresentano archivi particolarmente preziosi per questo tipo di analisi, poiché i resti organici sommersi in acqua, stagni o paludi si conservano molto bene grazie al basso contenuto di ossigeno, che rallenta significativamente la decomposizione. Gli studi paleobotanici sono utili a ricostruire il paesaggio preistorico, la vegetazione e il suo sfruttamento da parte delle comunità, nonché comprendere le attività economiche e culturali legate alle piante, l’alimentazione e le pratiche agricole.

Vista aerea panoramica sul Museo Palafitticolo di Bodio Lomnago